Un simpatico repertorio di parole utilizzate (spesso) durante le lezioni di grammatica e letteratura e (spesso) poco chiare ai più giovani
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- Aggettivo
- L'aggettivo è una parte variabile del discorso che qualifica o precisa il sostantivo a cui si riferisce. Gli aggettivi si distinguono tradizionalmente in qualificativi e determinativi. Maggiori informazioni nella scheda dedicata all'aggettivo.
- Acrostico
- Componimento in cui le lettere iniziali di ogni verso formano un nome, una parola o una frase.
- Alessandrino
- verso della metrica francese costituito da due emistìchi di sei sillabe
- Allegoria
- dal greco állei e agoréuo "altrimenti parlo". Figura retorica consistente nell’esprimere un contenuto concettuale attraverso un’immagine che rappresenta una realtà diversa e autonoma (ad esempio la selva oscura in cui si trova Dante all'inizio della Divina Commedia è allegoria del peccato).
- Anàfora
- figura retorica che consiste nel ripetere la stessa parola o la stessa espressione all'inizio di frasi o di versi consecutivi Un esempio assai noto è rappresentato da Inferno III, 1-3 Per me si va ne la città dolente,// per me si va nell’etterno dolore, // per me si va tra la perduta gente. Basata sul meccanismo della ripetizione e ha lo scopo di evidenziare un particolare concetto o una particolare espressione. Compare spesso anche nel linguaggio comune, nelle preghiere, nelle filastrocche o nei ritornelli delle canzoni pop. Un esempio da Quello che non ho di Fabrizio De André: Quello che non ho è una camicia bianca, quello che non ho è un segreto in banca, quello che non ho sono le tue pistole, per conquistarmi il cielo, per guadagnarmi il sole.
- Anastrofe
- Inversione dell’ordine abituale delle parole di un discorso (fatti non foste a viver come bruti, Dante Inf. XXVI)
- Apostrofe
- figura retorica che consiste nel rivolgere il discorso a persona o a cosa personificata (Ahi serva Italia, di dolore ostello, Dante, Purg. VI)
- Canzone
- Componimento poetico di alto livello. Ha tema lirico, dottrinale o politico. Maggiori informazioni nella scheda dedicata alla Canzone
- Emistìchio
- la metà di un verso
- Endecasillabo
- Verso di undici sillabe metriche con accento principale sulla decima. Si tratta del verso principe della nostra tradizione letteraria.
- Metàfora
- figura retorica che consiste nel trasferire ad un vocabolo il significato di un altro vocabolo, laddove esista un rapporto di somiglianza. Proprio per questo motivo la metafora è spesso descritta come una similitudine "abbreviata" o, meglio, come una sorta di similitudine implicita in cui sono omessi i termini di paragone. In ogni caso la metafora permette di realizzare analogie con una particolare forza espressiva.
Occhi di mare vuol dire occhi azzurri come il mare. Capelli d’oro vuol dire Capelli biondi (cioè di un colore simile a quello dell'oro).
Ivor Armstrong Richards nel suo The Philosophy of Rhetoric (1936) usò il termine tenor per indicare l'idea-concetto espressa dalla metafora (primum comparandum), il termine vehicle per indicare la parte del discorso che la concretizza (secundum comparatum) e il termine ground (tertium comparationis) per indicare l'elemento che tenore e veicolo hanno in comune. Questa unione di tenore e veicolo non rappresenterebbe una semplice sostituzione ma l'originale sintesi di entrambi i termini coinvolti che si sovrappongono andando a creare un'immagine dotata di sfumature inedite. Alcuni distinguono tra metafora d'uso (ho una fame da lupi) e metafora d'invenzione (fu investito da una grandine di legnate che lo rese un agnellino). Esempi: Erano i capei d’oro a l’aura sparsi; il naufragar m'è dolce in questo mare; Anche un uomo tornava al suo nido.
- Metonimia
- dal greco metà "altrove", ónymia "il denominare": "scambio di nome". Figura retorica caratterizzata dalla sostituzione di un termine con un altro che abbia col primo un rapporto di contiguità. La sostituzione può avvenire fra: effetto-causa o viceversa (guadagnarsi da vivere col sudore della fronte cioè con un lavoro che fa sudare); astratto-concreto (perdei la speranza de l’altezza cioè di arrivare alla cima del colle, Dante, Inf. I); contenente-contenuto (bere un bicchiere); materia-oggetto (la tua pietra per tomba, Foscolo, In morte del fratello Giovanni); autore-opera (leggere Foscolo cioè leggere un’opera di Foscolo).
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- Metrica
- L’insieme delle regole che governano l’organizzazione formale e ritmica dei versi e della poesia.
- Ossìmoro
- figura retorica che consiste nell'accostare termini antitetici (parole di senso opposto). Vi si ricorre per creare un contrasto che possa risultare efficace sul piano stilistico e/o per tentare di esprimere concetti per i quali la lingua non ha vocaboli adeguati. Un esempio da Notizie dall'Amiata di Montale il vento che tarda, la morte, la morte che vive! Un esempio da Il lampo di Pascoli bianca bianca nel tacito tumulto. Un esempio da Lucida follia di Dj Gruff viaggio nella mia, lucida follia! Un ultimo esempio da La primavera hitleriana di Montale la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue.
- Paràfrasi
- Riscrittura di un testo, soprattutto poetico, effettuata usando parole più comprensibili ma senza mutare il significato del testo di partenza (è un tipo di operazione utile per lo studio).
- Prosimetro
- Opera letteraria in cui si alternano prosa e versi (es. Vita Nuova di Dante).
- Rima
- Identità di suono, in due o più versi, dall’ultima vocale tonica in poi. Maggiori informazioni nella scheda dedicata alla Rima.
- Settenario
- Verso di sette sillabe, con accento fisso sulla sesta sillaba.
- Similitudine
- Figura retorica di significato che consiste nell’accostare due termini sulla base di un rapporto di somiglianza, per lo più espresso da come, così... (era alto come un palazzo, aveva denti come quelli di un lupo ed era forte come un toro).
- Sinèddoche
- dal greco synekdékhomai "prendo insieme". Figura semantica che si basa sul trasferimento di significato da una parola all'altra, in maniera analoga a quanto avviene per la metafora. Si basa però su un rapporto di tipo quantitativo (si differenzia dalla metonimia che si basa su una relazione di carattere qualitativo). La sineddoche si utilizza per indicare la parte per il tutto e viceversa, il genere per la specie e viceversa, il singolare per il plurale e viceversa. Più in generale possiamo dire (lo dice Heinrich Lausberg nel suo Elementi di retorica) che assistiamo a un passaggio da una parola di significato più ampio ad una di significato più ristretto o, viceversa, un passaggio da parola di significato più ristretto e particolare ad una di significato più ampio e generico. Alcuni esempi d'autore: se da lunge i miei tettiTetti sta per case, parte per il tutto saluto (In morte del fratello Giovanni, Ugo Foscolo); le sole vere pupillepupille sta per occhi, sebbene tanto offuscate, erano le tue (Ho sceso dandoti il braccio, Montale); gentil ramoramo in luogo di albero ove piacque [...] a lei di fare al bel fianco colonna (Chiare, fresche e dolci acque, Petrarca); Invano cerchi tra la polverePolvere al posto di macerie, rovine (la poesia descrive Milano dopo i bombardamenti) (Milano, agosto 1943, Quasimodo); O animalAnimale (essere animato) al posto di uomo grazioso e benigno (Dante, Inf. V)
- Sinestesia
- dal greco syn "insieme", aisthánesthai "percepire". Figura retorica per cui si accostano parole appartenenti a diverse sfere sensoriali (Io venni in loco d'ogne luce muto, Dante, Inf. V)
- Strofa
- Insieme di più versi uniti in base a un determinato schema ritmico, in genere ripetuto più volte. A seconda del numero dei versi è detta distico, terzina, quartina, sestina, ottava.
- Terzina
- Strofa di tre versi. La più famosa è quella dantesca, una strofa incatenata di endecasillabi secondo lo schema: ABA | BCB | CDC | ...
- Verso
- Unità fondamentale della poesia corrispondente ad una riga di testo.