La strage di Boves

Nel paese di Boves, situato in provincia di Cuneo, si costituisce una delle prime formazioni partigiane italiane.
Per caso un giorno un gruppo di partigiani cattura due soldati tedeschi e li imprigiona in montagna. Per liberare i compagni, i tedeschi attacco le postazioni partigiane e nello scontro muore un soldato tedesco
Le truppe tedesche occupano allora Boves e convocano immediatamente il parroco e il commissario della prefettura, per ordinargli di andare dai partigiani e chiedere la restituzione degli ostaggi, pena la rappresaglia su Boves. Il parroco chiede al comandante tedesco di scrivere su un pezzo di carta che avrebbe risparmiato il paese se l'ambasceria fosse andata a buon fine, ma il comandante risponde che non ce ne era bisogno perchè la parola di un tedesco valeva più di mille firme di un italiano.
Il parroco e il commissario giungono alla base dei partigiani e dopo una lunga trattativa i partigiani, anche se non certi della parola dei tedeschi, riconsegnano gli ostaggi. Al ritorno in paese del parroco e del commissario con i due ostaggi i tedeschi danno inizio all'eccidio, uccidendo soprattutto vecchi e invalidi. Il paese viene incendiato e  ivengono massacrate 32 persone, compresi il parroco ed il commissario della prefettura che vengono bruciati vivi.
Qualche tempo dopo, Boves fu vittima di una seconda strage, in cui morirono 59 persone.