La vita culturale del XVIII secolo fu dominata da un grandioso movimento intellettuale che in omaggio al ruolo rischiaratore assegnato alla ragione, è stato chiamato Illuminismo. La Francia fu il maggiore centro di diffusione di questo movimento. Bersaglio centrale degli illuministi furono la chiesa e le religioni in genere, considerate fonti di ignoranza, matrici di superstizione e pregiudizi. Tra i pensatori più importanti c'è Montesquieu, autore dell'opera Lo spirito delle leggi, in cui formulò la teoria della separazione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. La realizzazione culturale più significativa dell’Illuminismo francese fu un’opera collettiva, l’Enciclopedia, i cui curatori furono Diderot e D’Alembert. Un altro importante pensatore fu Rousseau. Nei primi suoi scritti critica la società e le istituzioni, e guarda al cammino della civiltà come ad una progressiva decadenza e corruzione rispetto a uno stato originario. Un altro aspetto della ricchezza delle pensiero illuminista è testimoniato dalla nascita di una nuova scienza: l’economia politica. Tra i maggiori esponenti in questa nuova scienza è doveroso ricordare Adam Smith. Nella sua opera Sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, postulò l’esistenza di un ordine naturale nel quale, se ciascuno è lasciato agire liberamente secondo il proprio interesse particolare, necessariamente contribuisce al benessere collettivo e alla felicità generale. Un agire che appare guidato da quella che Smith chiama mano invisibile. Grande centro dell’Illuminismo italiano fu Milano dove intorno alla rivista “il caffè”, impegnata nella lotta per le riforme, si raccolsero Cesare Beccaria e i fratelli Alessandro e Pietro Verri. Importante opera di Beccaria fu Dei delitti e delle pene, un’analisi del sistema giudiziario e degli argomenti contro la pena di morte e la tortura.