La poesia si distingue dalla prosa anzitutto perché è costituita da versi. Il verso è formato da un gruppo di parole, al termine delle quali si va a capo, che ha un determinato numero di sillabe e un ritmo.
Il ritmo nella poesia italiana è dato da una calcolata alternanza di sillabe sulle quali cade un accento (sillabe toniche) e di sillabe sulle quali l’accento non cade (sillabe atone). In un verso, però, alcuni accenti naturali (quelli cioè che già colpiscono le sillabe toniche delle parole che lo compongono) acquistano maggiore forza; questi accenti naturali diventano così accenti ritmici. Negli esempi seguenti, sottolineiamo le sillabe su cui cadono gli accenti naturali, mentre evidenziamo anche in nero le sillabe su cui cadono gli accenti ritmici:
Ora incomincian le dolenti note (D. Alighieri)
È come un giorno d’allegrezza pieno (G. Leopardi)
Come si vede, non tutti gli accenti naturali sono anche accenti ritmici. In un verso possiamo distinguere allora:
La metrica studia il modo in cui sono formati i versi, sia dal punto di vista delle sillabe sia del ritmo.
In poesia, il computo delle sillabe che costituiscono un verso non corrisponde esattamente a quello che potremmo fare con la prosa, tant’è vero che si parla più correttamente di sillabe metriche per indicare le unità che formano un verso.
Bisogna infatti tenere conto dei seguenti fenomeni:
Ai versi italiani tradizionali viene dato un nome a seconda del numero delle sillabe metriche che li costituisce: tre sillabe = trisillabo o ternario, sette sillabe = settenario ecc. Ma il numero delle sillabe non basta a fare un verso corretto: bisogna anche che gli accenti ritmici cadano in determinate posizioni.
Ecco una tabella riassuntiva:
Sillabe | Nome del metro | Esempio | Sede degli accenti ritmici |
---|---|---|---|
11 | Endecasillabo | Nel mezzo del cammìn di nostra vìta | 6ª e 10ª |
10 | Decasillabo | S’ode a dèstra uno squìllo di tròmba (Manzoni) | 3ª, 6ª, 9ª |
9 | Novenario | Da un pèzzo si tàcquero i grìdi… (Pascoli) | 2ª, 5ª, 8ª |
8 | Ottonario | Quànt’è bèlla giòvinèzza (Lorenzo de’ Medici) | 1ª, 3ª, 5ª, 7ª |
Una caratteristica dei versi italiani è la rima. Si definisce "rima" l’identità perfetta della parte finale di verso a cominciare dall’ultima vocale tonica:
A seconda della natura dell’ultima parola del verso, avremo:
Se l'identità non è perfetta, si parla di assonanza (solo vocali) o consonanza (solo consonanti).
Elemento importante del linguaggio poetico sono le figure retoriche: forme, modi di esprimersi, artifici dell’espressione che rendono il discorso più originale, brillante, o stilisticamente elaborato.
Alcune figure retoriche, dette figure di significato (o tropi), sfruttano la capacità che hanno le parole di accumulare più significati (polisemia) o l’esistenza di un significato connotativo (cioè particolarmente espressivo) che si aggiunge a quello denotativo (cioè letterale, oggettivo). In generale, le figure di significato si basano sullo spostamento di significato da una parola all’altra, detto traslato. Le più importanti figure di significato sono la metafora, la metonimia e la sineddoche.
Altre figure riguardano il piano dei suoni o della costruzione del periodo. Elenchiamo, in ordine alfabetico, le principali figure retoriche, approfondendo le più ricorrenti e importanti:
In senso proprio, si chiama strofa un raggruppamento di versi che obbedisce a un determinato schema e mostra una determinata regolarità nella presenza di rime o di assonanze. La strofa è "un sistema metrico di più versi ripetibile più volte".
Ecco alcune tipiche forme strofiche minori della poesia italiana:
Alcune forme strofiche più complesse includono:
L'epica è un genere letterario che racconta le imprese di eroi in poemi narrativi. Tra i più famosi:
La poesia didascalica invece trasmette insegnamenti morali o precetti, spesso in forma poetica.
La poesia lirica esprime il sentimento o il pensiero soggettivo del poeta. È il genere poetico per eccellenza, dove il poeta dice "io" e mostra il suo rapporto con il mondo.
Il testo poetico si distingue dal testo in prosa per la sua forma, struttura e funzione. Mentre la prosa si propone di comunicare idee e narrazioni in maniera diretta e lineare, la poesia mira a evocare emozioni, riflessioni e immagini attraverso un uso estetico e musicale delle parole.
Testo in Prosa: Struttura narrativa o discorsiva, più libero nella forma e focalizzato sulla comunicazione chiara.
Testo Poetico: Struttura in versi, uso di schemi metrici e sonorità che lo rendono un'esperienza estetica e sensoriale.
Un esempio tratto dalla tradizione italiana:
"Tanto gentile e tanto onesta pare."
Il testo poetico è un'espressione unica dell'arte letteraria. Studiare poesia aiuta a comprendere l'importanza del linguaggio e il suo potenziale evocativo. Puoi esplorare le opere di poeti classici e contemporanei per scoprire diversi approcci alla scrittura poetica.
Il testo poetico si distingue dalla prosa per alcune caratteristiche fondamentali:
Il verso è l’unità minima della poesia ed è formato da una serie di sillabe, alcune toniche e altre atone.
La distribuzione degli accenti determina il ritmo del verso. Ad esempio, nei primi versi della Divina Commedia:
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
Gli accenti cadono sulle sillabe 1 - 2 - 4 - 6 - 8 - 10, creando un ritmo preciso.
Il verso è l'unità di base della poesia. Esso si distingue per la presenza di un ritmo determinato dall'alternanza di accenti, dal numero delle sillabe e dall'eventuale rima con altri versi.
Ecco alcune tipologie di versi comunemente utilizzati nella poesia italiana:
Un esempio classico di endecasillabo italiano:
"Nel mezzo del cammin di nostra vita."
Per un'analisi più approfondita sui diversi tipi di versi e la loro evoluzione nella poesia italiana, consulta i manuali di letteratura italiana o risorse online specializzate.
I versi sciolti hanno una lunghezza fissa ma non seguono uno schema di rime.
Muovonsi opachi coi lucenti secchi
gli uomini calmi in mezzo agli orti…
(S. Penna)
I versi liberi non hanno vincoli di lunghezza, rima o strofa.
La luce era gridata a perdifiato…
(L. Sinisgalli)
La cesura è una pausa forte nel verso:
Ei fu. // Siccome immobile…
(A. Manzoni, Il cinque maggio)
L’enjambement si verifica quando la frase continua nel verso successivo:
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
(G. Pascoli)
La rima è la ripetizione di suoni finali uguali tra due o più versi. Esistono vari schemi di rima:
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto
(E. Montale)
Io voglio del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio…
(G. Guinizelli)
Padre del ciel, dopo i perduti giorni…
(F. Petrarca)
Solo e pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti…
Un bubbolìo lontano…
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato muore
un nuvolone a ponente…
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale…
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare…
Ma c’è una cosa che ogni giorno
bisogna fare:
la pace.
Stella stellina,
la notte si avvicina…