Giacomo Leopardi

Esercizio di Completamento

  
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Giacomo leopardi (GL) nasce nel a (attualmente, nelle , in provincia di Macerata), all’epoca parte dello , quello che meno di ogni altro era stato scosso dalla ventata e rivoluzionaria. Il padre era il conte Leopardi, la madre la Adelaide Antici. Il padre, il conte Monaldo, che in politica è un , in famiglia è autoritario e severo ed esige il rispetto di rigide regole. La madre, in modo ossessivo, si mostra con i figli esigente ed oppressiva. L'infanzia del poeta è perciò molto , priva di affetto e di giochi. Giacomo cerca quindi rifugio negli cui si dedica con straordinaria passione: lui stesso lo definì “uno studio matto e ”. La sua dedizione e la sua intelligenza sono tali che ben presto è in grado di provvedere da solo alla propria formazione culturale usando la ricca del padre: diventa un fenomenale , impara il , il greco, l'ebraico, l'inglese e lo spagnolo. Ancora giovanissimo dà prova della vastità delle sue conoscenze Divenne saggista (a quindici anni, ad esempio, scrive una ) e traduttore, specialmente di . La sua salute invece è . Nel 1816 (GL ha tra i 17 e 18 anni) avviene quello che fu definito il passaggio , ossia dallo studio alla produzione poetica (GL la chiamò conversione ) e si rivolge ai classici come modello stilistico di riferimento. Nello stesso anno è da datare la sua missiva alla , con la quale il Leopardi difendeva le posizioni dei in risposta alla (GL sostiene, in particolare, che la polemica verso l’imitazione dei modelli classici non sia una novità e che anche il richiamo al realismo e al patetico – principale punto di contatto tra Leopardi e i romantici – sia già presente nei poeti classici). Nel 1817 avviene quella che GL definisce , il passaggio dal bello al vero. Nel 1819 un’infermità agli gli impedì di leggere per un certo periodo, aumentando il suo sconforto. Tentò quindi, senza successo, di fuggire da . Finalmente, nel 1822, il padre gli permise un viaggio a ; il soggiorno è però una poiché Leopardi non trova, come invece sperava, persone di grande cultura e di nobili ideali. Dopo soli sei mesi fa ritorno a Recanati dove rimane fino al 1825; poi si trasferisce a Milano, soggiorna a Bologna, Firenze e Pisa ed infine è costretto dalle difficoltà economiche e da problemi di salute a tornare nella casa paterna. Nel 1830, grazie all'aiuto di un gruppo di amici, si stabilisce a Firenze dove vive l'amore infelice per e stringe amicizia con l'esule napoletano Antonio . Nel 1833 si trasferisce a nella speranza che il clima mite possa migliorare le sue condizioni di salute; in quella città muore nel , confortato solo dall'amico Ranieri, e in quella città è sepolto.